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Maai – la consapevolezza della giusta distanza di combattimento

Maai (間 合 い), termine giapponese delle arti marziali, indica un “intervallo”,  riferito in particolare allo spazio tra due avversari in combattimento; formalmente, la “distanza di ingaggio”.

Maai Come tutti i concetti giapponesi è un concetto complesso, che include non solo la distanza tra gli avversari, ma anche il tempo necessario per attraversare la distanza, l’angolo e il ritmo dell’attacco. Indica più precisamente la posizione esatta da cui un avversario può colpire l’altro, dopo aver fattorizzato negli elementi di cui sopra.

Ad esempio, un maai dell’avversario più veloce è più lontano di un avversario più lento. È ideale per un avversario mantenere il maai e impedire all’altro di farlo,  banalizzando (ma giusto per cercare di capire) il senso, potrebbe indicare l’intervallo di tempo e spazio in cui può colpire prima che l’avversario possa, piuttosto che colpire simultaneamente o essere colpito senza essere in grado di contrattaccare.

“l’uso della mobilità consapevole e l’approccio cosciente alla distanza di combattimento ci rende avversari difficili da affrontare.”

Ma Ai è la distanza di reclutamento di tutti i fattori che consentono di prevalere in un intervallo spazio tempo tra te e un avversario. Il modo in cui potresti decidere di muoverti può essere determinato dall’entità di questa distanza. Ci sono tre distanze primarie che consideriamo quando decidiamo come muoversi.

Chika Ma

Chikama (o Chika Ma) si riferisce a un piccolo spazio per l’ingaggio, significa che l’avversario è già a corta distanza.  È la distanza in cui due contendenti sono abbastanza vicini da colpirsi senza doversi spostare. Talvolta misurata come circa tre “piedi” ma ovviamente potrebbe essere una distanza maggiore o minore.

A causa di questa breve distanza ogni tecnica potrebbe raggiungere rapidamente l’avversario lasciando  poco tempo per reagire. Ad esempio in una situazione potenzialmente pericolosa (un facinoroso in strada, sul ring o sul tatami), a meno che il livello di competenza nelle arti marziali non sia alto e si voglia strategicamente quella distanza, meglio non essere entro Chika Ma. Qualche passo indietro potrebbero darci una distanza di sicurezza ed una possibilità di reazione in caso di attacco improvviso di un energumeno :-).

Itto Ma

Ittoma (Itto Ma) si riferisce a una distanza intermedia, significa che i contendenti hanno bisogno di almeno  un passo per essere nel raggio d’azione. Non esiste una distanza strettamente definita tuttavia (sempre banalizzando) in questo intervallo spazio tempo, una avversario non è abbastanza vicino da essere colpito  senza fare un passo e quindi è necessario avanzare per poter essere in un raggio d’azione. In questa distanza oltre ai predetti fattori subentra anche il parametro tipo di scontro nel senso che varia  tra uno scontro a mani nude e uno in cui si usano armi (es. la spada o il bastone). La distanza è diversa anche in base alla variabile fisicità della persona, alta o bassa per ovvie questioni di arti lunghi o corti.

La chiave è sempre la necessità di far coincidere i diversi fattori che permettono di arrivare ad una certa distanza da consentire un efficace un attacco.

Potremmo idealmente pensare in un incontro a mani nude che per determinare l’Ittoma si possa considerare la portata massima di tutte le armi (non da lancio o con polvere da sparo) che una persona può usare per colpirti senza la necessità di intervenire. Questa potrebbe essere considerata in uno scontro a mani nude, la distanza minima dall’avversario per essere definita distanza da Ittoma.

Con la pratica e lo sparring, si ottiene un senso innato per questa distanza, ci si posiziona naturalmente in Ittio Ma in modo che lo sparring partner debba impegnarsi e spostarsi per entrare nel raggio d’azione. Questo movimento del corpo suggerisce come e dove l’avversario potrebbe tentare l’attacco. Questo  fornisce un tempo (abbastanza limitato) per considerare come desideri rispondere (Sen no Sen – Sen Go Sen).

To Ma

Toma si riferisce a una distanza relativamente lunga. Potrebbe essere di venti piedi o un miglio. Implica che l’avversario debba percorrere una distanza significativa prima di entrare nel raggio di azione di un eventuale attacco. In altre parole, un avversario deve fare almeno due passi per attaccare.

 

 

Di seguito un brano tratto dal libro le “ARTI MARZIALI PER LA MENTE: L’eccellenza nella vita privata e professionale” di Maurizio Maltese in cui è  descritto l’uso della distanza di ingaggio (intesa come intervallo spazio temporale tra un protagonista e il suo antagonista) nei vari stili (arti marziali) da combattimento messa in relazione con i vari stili di comunicazione verbale (efficace).

 

LE METAFORE VERBALI DEL SENSO DELLA DISTANZA

  1. è troppo lontano
  2. è a tiro
  3. si è portato fuori misura

L’uomo d’azione si trova a suo agio alla lunga, alla media e alla corta distanza

COMUNICAZIONE E SENSO DELLA DISTANZA

Le arti marziali possono essere classificate in base alla distanza preferenziale, nella quale esprimono al meglio la loro efficacia. Sinteticamente possiamo classificarle in tre settori ben  distinti:

  • Arti di combattimento che lavorano, prevalentemente, alla lunga distanza. Si pensi al TeaeKwondo (conosciuto da molti come il karate coreano – disciplina che ha partecipato alle Olimpiadi). Tra le arti marziali che prediligono la lunga distanza, possiamo inserire anche il noto karate giapponese.
  • Arti di combattimento che lavorano prevalentemente a media distanza: il pugilato è l’esempio più rappresentativo.
  • Arti di combattimento specializzate, prevalentemente, nella corta distanza. La lotta libera, greco-romana, lotta giapponese (Judo), tutte e tre le discipline, discipline olimpiche, rappresentano pienamente il settore della distanza ravvicinata.

L’abile stratega non è legato al rigore ed ai limiti dello stile, egli impara a sviluppare le sue azioni su tutte le distanze del combattimento. Sapersi muovere con disinvoltura, in tutti e tre i settori sopraelencati è utile, non solo, per essere colti impreparati dall’assalto dell’avversario, ma permette di trascinare l’altro ad una distanza nella quale si trova a disagio, impreparato, perché non abituato. Immaginate di trascinare un esperto di karate nell’area di competenza della lotta, egli si troverà impotente alla corta distanza, che non ha coltivato a sufficienza nel suo addestramente. Per contro, la strategia della difesa insegna a tenere a lunga distanza un lottatore esperto, che cerca di afferrarvi. Si dovranno usare calci e pugni e continui aggiustamenti della misura per impedire al lottatore di accorciare la distanza.

Considerate ora le tre distanze sopraesposte nella vita privata e professionale, e nella vostra strategia di comunicazione. Notate come alcune persone preferiscono un contatto ravvicinato con i loro interlocutori. A questa categoria appartengono i comunicatori del gioco stretto, abili nel contatto ravvicinato, cercano il contatto fisico, prediligono inviti a cena, tendono a risolvere le questioni importanti in privato. Dalla parte opposta ci sono i comunicatori del gioco lungo, più grande è la distanza che intercorre tra i due elementi della comunicazione meglio riescono a svolgere la loro missione. Sono comunicatori abilissimi al telefono e nella comunicazione scritta; se sono costretti dagli eventi non amano incontrare le persone e si trovano impacciati nel colloquio ‘tete a tete’.

Tra queste due distanze estreme si collocano coloro che comunicano meglio nel gioco medio. Costoro non si sentono a loro agio nella comunicazione privata, riservata (indipendentemente dal fatto che siano costretti) e neanche nella comunicazione a distanza (lettera, email o telefono) riescono ad esprimere al meglio la loro potenzialità comunicativa; la sede adeguata è la riunione dello staff dirigenziale  e le comunicazioni nei piccoli gruppi. Sono particolarmente abili nel far giungere i segnali adeguati a ciascun membro della riunione. Alla media distanza riescono ad evitare il coinvolgimento del gioco stretto e il distacco della comunicazione scritta o telefonica.

Analizzando le tre categorie sopraesposte, si nota come sia utile coltivare abilità comunicative nelle tre distanze. Essendo in grado di trovarsi a proprio agio nelle comunicazioni riservate a stretto contatto (gioco stretto), nelle riunioni di gruppi piccoli e grandi (gioco della distanza media), ed infine nella comunicazione al telefono o per mezzo di documenti scritti (gioco alla lunga distanza). La capacità di agire nelle tre distanze vi offre maggiori possibilità di scelta.

MOBILITÀ

“capacità di spostamento nello spazio specialmente in rapporto ai movimenti funzionali …..”

“accentuata attitudine a presentare aspetti propri di una naturale prontezza e vivacità”

Devoto-Oli, Dizionario della lingua italiana.

Ci sono, indubbiamente, più possibilità di colpire un bersaglio fisso che uno in movimento. La mobilità è una condizione fondamentale, sia nella fase d’attacco sia in quella di difesa, il costante movimento obbliga l’avversario ad aggiustare continuamente il tiro. La tattica usata dai guerrieri definita ‘mordi e fuggi’ è un importante esempio dell’efficacia della mobilità. L’esercito regolare, grazie alla superiorità di numero e mezzi, distruggerebbe in poco tempo il nucleo guerrigliero. I ribelli possono contare sull’effetto sorpresa e sulla grande mobilità. Mobilità significa essere in grado di compiere spostamenti efficaci su qualsiasi terreno in breve tempo.

 

L’uso della mobilità consapevole ci rende avversari difficili da affrontare.

“Non si può colpire un avversario con la spada lunga usando il colpo della spada corta”

Myamoto Musashi, Libro dei cinque anelli

Noi umili artisti marziali, continuamente alla ricerca di consapevolezza dei nostri punti di forza e carenze, speriamo che la nozione e l’uso cosciente del Maai possa suscitare in qualche lettore lo spunto di riflessione per correggere, aggiungere o togliere un’ulteriore anello alle catene che spesso ci bloccano la mente durante un combattimento o nella vita quotidiana.

Buone Feste e buon allenamento estivo.