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ZANSHIN – distanza, elaborazione e controllo

Per cercare di dare una spiegazione al termine Zanshin, nelle arti marziali giapponesi, vogliamo partire da un’altra locuzione ovvero il Kamae, che possiamo così umilmente tentare di descrivere.

KAMAE – posizione di guardia e stato mentale e fisico di controllo che ci prepara ad eseguire o ricevere l’attacco. Si assume prima della tecnica;

Tanto premesso, successivamente al Kamae avremo l’esecuzione della tecnica vera e propria, di attacco, difesa o contrattacco (vedi articolo Sen) oppure kata (vedi articolo kata). Indipendentemente dall’esito dell’esecuzione della nostra tecnica, nel senso che nelle arti marziali non si esita pensando al “sono stato bravo”, ma  è necessario entrare immediatamente in uno stato di  “protezione e riflessione” (lo so è improprio e insufficiente ma per ora accontentiamoci) denominata Zanshin.

ZANSHIN – stato mentale a seguito dell’esecuzione della tecnica ; presume un allontanamento dall’avversario e ripresa del KAMAE (stato di controllo); ZAN = mantenere SHIN = spirito, mente

In sintesi,  Zanshin (giapponese: 残 心) è uno stato di consapevolezza, di rilassata vigilanza. Una traduzione occidentale divertente sebbene errata dal punto di vista ortografico potrebbe essere “restantemente” (scritto restante e mente è staccato direbbe Caparezza).

In diverse arti marziali, lo zanshin viene spiegato, più strettamente in riferimento alla postura del corpo dopo l’esecuzione di una tecnica.

Nel  kyūdō  (la via dell’arco),  Zanshin significa la postura del corpo dopo la perdita di una freccia; la postura è intesa a riflettere il significato più elevato di Zanshin, che è un aspetto mentale mantenuto prima,  durante e dopo un’azione.

 

Nel karate, lo zanshin è lo stato di consapevolezza totale.  Significa essere consapevoli dei propri dintorni e nemici, pur essendo preparati a reagire.

 

Nel contesto del kendō,  Zanshin è il continuo stato di spirito, prontezza mentale e prontezza fisica necessario a fronteggiare la situazione (come la ricezione di un attacco) che deve essere mantenuto sino a quando si ritorna in kamae dopo aver attaccato. È’ uno degli elementi essenziali che definiscono un buon attacco.

 

Durante la pratica di Aikidō, il metodo usuale di praticare Zanshin è concentrarsi sull’Uke appena neutralizzato, o su un ulteriore ‘avversario, mentre si tiene il kamae e mantenere la consapevolezza nel caso ci siano ulteriori attacchi o attaccanti.

Quindi in tutte le arti marziali giapponesi a mani nude o con l’uso di armi, Zanshin rappresenta l’insieme di :

 

  • raccolta dei dati provenienti dal corpo per trasmetterli alla mente;
  • analisi delle informazioni per capire l’esito degli eventi appena accaduti;
  • consapevolezza generale del proprio ambiente, di cui gli uke solo una piccola parte.
  • individuazione di eventuali ulteriori pericoli contestualmente alla ripresa della posizione di Kamae (stavolta ci riferiamo alla guardia)
  • mantenimento continuo dello stato di consapevolezza mentale e prontezza fisica.

 

L’attuazione di questo elenco sopraindicato, dovrebbe essere eseguito nel più breve tempo possibile, auspicabile sotto il secondo diciamo misurabile in centesimi di secondo.

 

Chiudiamo l’articolo ricordando che le arti marziali, sono una via, insegnano. Non sono solo “fare a botte” o “prevalere sempre sull’avversario” oppure “siamo i migliori con la tecnica più efficace”. Significa che lo stato mentale di Zanshin, una volta appreso, oltrepassa i muri del dōjō ed è sempre presente nella vita quotidiana di un artista marziale.

Zanshin  è quella componente costante che ci permette l’unione corpo e spirito, che rafforza, che permette alla mente di  concentrarsi insieme al corpo aiutandolo in ogni aspetto necessario della vita come ad esempio nel  preparare una tesi universitaria, per la corretta e paziente educazione di un figlio, mettere insieme calce e mattoni, fare un perfetto taglio capelli, parlare ad una platea, programmare un computer o effettuare un intervento su un corpo umano.

 

Buon allenamento.