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Il vuoto, il pieno e l’uso del Tanden

Lo scopo di questo articolo è ricordarci come sfruttare il nostro corpo nel modo migliore, non per spiegare  le classiche tecniche, per quello ci sono i vostri insegnanti, ma ricordando insieme alcuni nozioni semplici ma sempre utili per rendere il nostro colpo o la nostra parata il più efficace possibile. Le nozioni probabilmente le avete già ma ripercorrerle insieme lo troviamo utile soprattutto per noi che scriviamo articoli e talvolta dimentichiamo le basi per l’efficacia dei nostri colpi.

Il vuoto – rappresenta la forza che viene dal non-essere, da un trasferimento di forza ad opera dei movimenti del corpo. Ad esempio tirando indietro una spalla l’energia viene trasferita dalla parte opposta come succede nei khion tsuki del karate in cui un braccio tira dietro per dare la forza al pugno che va in avanti oppure nelle proiezioni di judo o nelle leve di jujutsu o aikido in cui l’effetto delle leve prende la forza basandosi sui principi di potenza, resistenza e fulcro. Per tale motivo il corpo deve essere utilizzato sempre come ricetrasmittente cercando di tener presente che quando riceviamo un attacco, possiamo evitarlo spostando il corpo da un lato ma al contempo utilizzare l’energia creata dalla nostra schivata, che fisiologicamente si trasferisce dalla parte opposta, trasformandola automaticamente  in un nostro possibile colpo di attacco (contrattacco se vogliamo) nei confronti dell’avversario. Il vuoto proviene dai nostri spostamenti, dalle rotazioni del corpo, del bacino delle spalle e bisogna tener presenti le direzioni e la provenienza e la destinazione della forza impressa dal vuoto che diventa efficace solo quando si trasferisce senza o con poca dispersione di energia. Tale perdita di energia del vuoto potrebbe essere causata ad esempio se cercando di trasferire il vuoto dall’alto verso il basso col corpo, si abbassa il proprio baricentro ma sbilanciandosi col busto in avanti o indietro oppure in tutti i casi in cui non si comprende correttamente la direzione della forza del vuoto, non consentendo un corretto afflusso di trasferimento della forza stessa.

Tanden – dal punto di vista filosofico, esistono tre sedi naturali in cui si localizza il 氣 Ki e nella lingua giapponese esse sono denominate “tanden” 丹田. Queste non sono però delle vere e proprie sedi fisiche, materiali, corporee, ma sono dei punti virtuali dove viene localizzata la cosiddetta presenza mentale del praticante. Il Ki 氣 è l’energia vitale che percorre questi i centri vitali, li rende funzionali e capaci di svolgere il loro compito essenziale per il mantenimento in vita dell’essere umano. Nel Taoismo il Tanden o Hara rappresenta quindi il centro più vicino alla fonte della vita,  contiene energia allo stato puro ed è la fonte a cui  l’essere umano può attingere una volta esaurita quella disponibile nell’immediato. Può essere presa e ridirezionata nel corpo dove serve trasformandola in una  nuova energia verso determinati punti (tipicamente i chakra) con funzioni specifiche. Tralasciando questa parte più orientale o se vogliamo più filosofica diciamo che il tanden nelle arti marziali è posizionato fisicamente circa quattro dita sotto l’ombelico e rappresenta un punto di forza che ci può aiutare durante tutte le tecniche dalle proiezioni agli atemi, alla fase di ricezione del colpo come opposizione di forza (il pieno). L’uso del tanden è dinamico, in modo tale da poter favorire sia l’uso del vuoto ridirezionando ad esempio la forza di un attacco avversario oppure l’uso del pieno generando forza necessaria a contrastare con fermezza un attacco. Il Tanden raggruppa un’energia fisica proveniente da diversi gruppi muscolari che tipicamente lavorano insieme in sinergia per dare al resto del corpo un rafforzamento (il pieno) al proprio corpo, tale forza risulta spesso inaspettata da parte dell’avversario. I muscoli interessati, sfruttati correttamente e congiuntamente, rafforzano in modo incredibile l’effetto della nostra tecnica di resistenza (pieno) o di cedimento (vuoto).

I gruppi muscolari principalmente coinvolti nel tanden sono ileopsoas e glutei. La chiusura dei predetti muscoli, stringendoli e tenendoli in tensione ci consente di usare il pieno e bloccare con forza l’avversario oppure il loro cedimento, rilassandoli, ci consente di accompagnare e ridirezionare la forza del colpo ricevuto sfruttando l’uso del vuoto. Una buona tecnica per sentire il tanden “pieno” ci viene dal kata Sanchin, e nella posizione Sanchin Dachi in cui si afferra idealmente con il piedi il terreno e stringono i distretti muscolari bassi del corpo, portando la tensione in alto sino alla vita, mentre i distretti muscolari alti dalle spalle al petto all’ addome fanno l’inverso: mandano la loro tensione in basso verso la vita, ed ecco il nostro tanden, trovato ? Ed è pronto ad utilizzare il pieno e bloccare l’attacco come fossimo un muro. A voi la scelta situazionale per usare il Tanden, il pieno o il vuoto.

Buon allenamento